Archivio
Matteo Bianchini
"Mi limiterò a dire che il tema dominante della mia opera sembra essere il rapporto dell'uomo con la realtà" cit. Alberto Moravia-statement
Sabato 4 Novembre 2023
«Matteo Bianchini ci accoglie nel suo studio, dove siamo già state diverse volte. Divide infatti lo spazio con Elisa Garofani, un' artista che MANDRA ha già avuto il piacere di ascoltare.
Lo studio si trova nel piano interrato di un classico palazzo milanese, qui le due personalità artistiche dividono nettamente a metà lo spazio. Nella parte predisposta da Matteo infatti l’atmosfera è caotica, frenetica. Si trovano elementi di tutti i tipi: decine di scatolette di pongo, bombolette spray, grazie alle quali l’artista ha la sensazione di poter lavorare con l’aria, opere concluse, lavori a metà, stampanti 3d, e oggetti trovati per strada come tappetti o telai. Già da questa descrizione si può comprendere molto della pratica dell’artista, caratterizzata dalla presenza di elementi molto differenti tra di loro, quasi in contrapposizione.
L’artista inizia col raccontarci come l'avere uno studio abbia modificato quasi radicalmente il suo modo di approcciarsi al lavoro e la sua produzione stessa. Le cause sono disparate ma la prima è essenzialmente pratica: se paghi uno studio, un luogo in cui lavorare, devi necessariamente tenerlo vivo. Ciò lo ha spinto, o forzato, a doversi attivare, a mettere da parte le paure per buttarsi nella sua poetica tralasciando le incertezze. Questo inizio, quasi traumatico, lo ha portato quindi a dover riflettere più seriamente sul proprio lavoro, comprendendo che ciò che aveva creato fino a quel momento era propedeutico alle sue nuove opere.
L’immaginario su cui si muove raccoglie spunti da campi differenti: molti titoli delle sue opere si rifanno a versi o frasi di canzoni, il suo gruppo preferito sono i Tool; il fumetto, soprattutto quello orientale, ha un peso visible all’interno della sua pratica soprattutto osservandone i soggetti più pop; inoltre è presente un continuo rivolgersi ad un contesto a lui familiare e in generale alla sua infanzia.
L’artista però non si lascia contaminare unicamente dal suo vissuto: i suoi lavori sono come finestre sul mondo e su mondi diversi; gli piace pensare a se stesso come a un “viaggiatore interdimensionale” con la capacità di spostarsi tra vari universi, prelevando da essi esperienze ed elementi per poi creare una "wunderkammer senza senso".
A detta sua è un unico grande archivio di autointrattenimento.
Le tematiche che scaturiscono dalla sua poetica sono essenzialmente la noia e il divertimento, le conseguenze del lasciarsi cullare dalla prima e della rincorsa alla seconda. La forza di vivere il mondo è per lui racchiusa in questi due elementi fondamentali.
Il paradosso di queste emozioni porta a giocattoli distorti dalle tonalità pastello e dal carattere grezzo molto spesso disturbante. Nei dipinti i soggetti fanno riferimento al crudo immaginario delle sostanze stupefacenti e di quelle pratiche che si attuano per eludere la noia mediante il filtro dell'esperienza dell'artista.
Particolarmente interessante all’interno delle opere di Matteo è l'utilizzo della materia e la trasformazione della stessa. La sue esperienza in studi scientifici gli ha fornito la possibilità di avere una base di chimica con la quale sperimentare nei suoi lavori. Molte delle sue opere vengono infatti terminate mediante l’aggiunta di soluzioni o elementi che ne acuiscono ulteriormente il carattere grottesco. Alle volte ad esempio sulle sculture e sui dipinti stratifica, oltre al pigmento, anche dello zolfo, della muffa, o crea soluzioni di aceto rame e sale, queste una volta asciutte si cristallizzano e danno vita a oggetti dalle sembianze di ritrovamenti storici, quasi un’ archeologia futura. Come Partenogenesi 1, un funko pop a cui ha modificato le sembianza, non solo mediante l’aggiunta di arti e particolari anatomici, ma soprattutto stratificando, e successivamente fissando, pigmento, incrostazioni di zolfo, soluzione salina e probabilmente anche muffa. Questa lavorazione dona all’opera e all’oggetto (in principio pop) una forma e un carattere particolarmente grottesco dato dalla forte presenza materica, i grumi di sostanze completano e danno forma in modo spiazzante al gusto per il grezzo che l’artista continua a ricreare accostando materie organiche e sintetiche.»
Sandra Beccaro