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Marta Luna Valpiana

"Nella mia pratica artistica sradico visioni antropocentriche e riposiziono l'umano al pari di un fungo sotto un sasso.
Mi interessa scavare e scoprire nuove narrazioni che abbandonino un rapporto abusivo con l'ambiente per creare nuove forme di coesistenza collaborativa con altre specie - ammiro la filosofia di Jacques Brosse, cosi come il Manifesto Ecosessuale di Annie Sprinkle e Beth Stephens.
Mi piace lavorare con vari mezzi (ultimamente ceramica e tessuti con imprimitura vegetale a vapore), mantenendo un'attenzione all'impatto ambientale che la mia pratica comporta. Se possibile, parte dei materiali li recupero sul luogo: la flora per i tessuti e l'argilla per le sculture.

Unisco il sentimento alla biologia, aspirando a superare l'attuale crisi ambientale e sociale.
Nella mia pratica vorrei anche dare spazio all'oscuro, renderlo visibile e sensuale."

Sabato 23 marzo 2024

«Ci troviamo nello studio di ViaFarini per conoscere l’artista Marta Luna Valpiana e la sua ricerca per il periodo della residenza. Qui l’artista sfrutta a pieno la porzione di spazio a lei assegnata: oltre al tavolo - che è un tripudio di oggetti, quaderni e materiali differenti - la parete è ricoperta da tessuti utilizzati come base per dipinti e da disegni abbozzati e persino il pavimento si trasforma in laboratorio, costellato da piccole prove per sculture di ceramica, diversi barattoli e pure qualche libro.

I colori predominanti che ci troviamo di fronte sono quelli della terra in tutte le sue sfumature, ci spiega infatti che il suo scopo è quello di realizzare opere d’arte sostenibili. Questo obiettivo l’ha portata ad addentrarsi in una affascinante ricerca sui materiali e sulla realizzazione degli stessi mediante elementi naturali. Rimango colpita da una ventina di tasselli di creta su cui ha testato altrettanti smalti realizzati utilizzando diverse sostanze, cenere, sabbia e lapilli vulcanici.

 

Ci parla dell’opera che sta realizzando per l’open studio: l’ispirazione nasce durante un viaggio in Malesia, dove all’interno della giungla, è rimasta folgorata dalle liane e ha riprodotto il loro percorso all’interno della vegetazione mediante alcuni schizzi. Studiando questa pianta ne scopre il fascino e le caratteristiche, sembra che con l’aumento della CO2 le liane crescano in maggiore quantità creando degli squilibri a livello ambientale. Se da una parte questi vegetali diventano un ponte per la fauna, dall’altra rischiano di soffocare le piante su cui si posano. Soffermandosi sulla proliferazione delle liana Marta crea un parallelo con l’essere umano: entrambi, crescendo a dismisura, portano disagi all’ecosistema. É infatti una prerogativa della ricerca dell’artista quella di negare la visione antropocentrica dell’uomo esortandoci ad un rapporto più paritario, e quindi consapevole, con tutti gli esseri viventi.

 

Marta racconta di come la sua poetica debba molto ad una particolare sensibilità nell’approccio e nello sguardo rivolto alle piccole cose, modalità di osservazione per cui ringrazia la madre, anch’essa artista. Come abbiamo visto, l’artista, attinge molto dal contatto con la natura evadendo, appena ne ha l’occasione, dalla caotica Milano per ricollegarsi ad ambienti a lei più affini. Anche la lettura rientra tra le sue ispirazioni, non solo poesie ma anche attualità, testi scientifici e storici; ci spiega infatti che, a suo avviso, il lavoro di un artista prende importanza se pregno di consapevolezza rispetto al contesto in cui si vive. Proprio per questa riflessione si trova in un momento in cui, oltre a mostrare la bellezza, all’interno delle sue opere sta prendendo spazio anche una visione più oscura, dovuta proprio alla difficoltà di sostenere il continuo carico mentale a cui inevitabilmente gli eventi della nostra contemporaneità ci sottopongono.

 

Alcune delle sue opere partono semplicemente da sue sensazioni, da immagini improvvise che non riesce a fare a meno di riproporre sotto forma di schizzi e modellini quasi ossessivamente finché non ne trova la reale motivazione e realizzazione. Di questo processo ne abbiamo avuto esempio con l’immagine di un cane che si morde la coda e quella di un vulcano, figure che si riescono a scorgere ripetutamente in ogni angolo del suo spazio.

 

É stato particolarmente interessante fare uno studio visit all’interno del contesto di una residenza in quanto ciò che si osserva, gli oggetti ma anche l’atmosfera, è il frutto del processo di realizzazione di un’opera e non di tutta la pratica di un’artista come avviene di solito, siamo infatti rimaste molto colpite dalla quantità di materiale e di progettazione che abbiamo potuto osservare riguardante un unico lavoro.»  

 

Sandra Beccaro

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