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Luca Farinelli

Luca Farinelli nasce a Genova nel 1996, non si conosce molto della sua infanzia, ne della sua adolescenza, ne della sua età adulta, se non fosse hic et nunc (qui ed ora) a scrivere questa biografia non si avrebbero prove della sua esistenza.

È esistito ed esiste tuttora, lo conferma personalmente in questa biografia scritta rigorosamente in terza persona. 

Appurata la sua esistenza ecco alcune informazioni che pensa possano esservi utili a farvi un'idea di lui:

ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera, prendere scelte lo angoscia, collabora con un salmone, porta il 42 di piede.

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Giovedì 12 novembre 2022

«È il quarto studio visit di Mandra e siamo andate a trovare in studio, che poi sarebbe casa sua, Luca Farinelli, un giovane artista emergente che vive a Milano ma è nato a Recco.

Luca è un mio grande amico da anni, è stata la prima persona con cui ho parlato in accademia e in poco tempo abbiamo deciso che nella vita, in qualche modo, avremmo collaborato.

 

Ci ha accolto nel suo monolocale vicino a Gorla, un appartamento piccolo ma confortevole con il letto soppalcato; in un angolo scrivania e libreria creano il suo studio, qui ogni superficie utilizzabile è ricoperta di cianfrusaglie: frammenti di opere, pc, la sua fedelissima macchina da scrivere, libri, scontrini e molto altro, e nel momento in cui inizia a mostrarci i suoi lavori la situazione diventa ancora più caotica.

 

Il segno distintivo della pratica dell’artista è l’ironia: Luca utilizza l’umorismo come espediente per trattare tematiche dell’individuo, concetti che spesso fanno riferimento al fallimento, (come nei suoi lavori più acerbi) ma anche alla ricerca di una direzione e di un senso più ampio, come si può osservare nella ultima serie di lavori Per tornare a casa. Incisioni realizzate su ardesia che illustrano oggetti per trovare la propria strada un po’ particolari; qui le immagini giocose e assurde si conciliano in modo inaspettato con la dolcezza malinconica data dalle parole che spiegano il funzionamento di questi marchingegni. Nelle sue opere, infatti, è quasi sempre visibile una compresenza di, come direbbe l’artista, “svarioni” e “presa male”: ovvero le opere si strutturano su diversi livelli facendo convivere una parte più ludica e ironica con sensazioni che fanno riferimento a tematiche più esistenzialistiche.

 

Ci racconta le sue opere quasi come se fossero barzellette, spiegandone i retroscena, quello che lo ha spinto a crearle e cosa lo fa più ridere di quel determinato oggetto. Ci spiega che quando realizza qualcosa gli piace riguardarla e trovarla divertente, definisce infatti i suoi lavori un po’ “meme”, essendo il linguaggio, a suo parere, più attuale.

Durante lo studio visit mostra molti dei suoi lavori trovandoli incastrati e sparsi tra gli scaffali e nei cassetti, alcune opere sono purtroppo incomplete in quanto dice di averne perso degli elementi. Ci illustra opere che partono da cimeli di famiglia: come le vecchie fotografie che ha modificato rendendo irriconoscibili i personaggi o un affascinante quaderno di epoca fascista di quando sua nonna frequentava le elementari, dal quale è partito per realizzare opere sull’indottrinamento fascista. Notiamo inoltre due libri che l’artista identifica come fondamentali per la sua pratica e il suo pensiero: Mio salmone domestico. Manuale per la costruzione di un mondo di Emmanuela Carbé (così calzante che guardando la copertina quasi si direbbe che è stata fatta da lui) e Memestetica. Il settembre eterno dell'arte di Valentina Tanni.

 

Le opere più recenti sono caratterizzate da un elemento ricorrente, la scrittura. Questa emerge per una necessità di Luca di rendere il suo operato più comprensibile, non necessariamente didascalico, ma maggiormente empatico. Luca, infatti, ci racconta che al momento vede diverse criticità nel panorama artistico: sente un’avversione verso le opere eccessivamente criptiche e che si prendono troppo sul serio, e si lamenta delle difficoltà e della eccessiva speculazione che si creano all’interno mercato dell’arte. La critica parte da una questione di prezzi e si sposa all’inaccessibilità di un sistema che prende in considerazione solo una cerchia ristretta di personaggi, discorso che conclude ridendo e affermando che potrebbe benissimo contraddirsi durante il corso della sua carriera.

 

Non si può parlare della pratica artistica di Luca senza soffermarsi sul Signor Salmone, socio (o alter ego) con cui l’artista dice di collaborare, ovunque nella casa se ne trovano tracce: tele, scritti, immagini. Il salmone qui è simbolo per Luca di un’arte che si permette di non prendersi troppo sul serio ed è stato scelto dall’artista per la carica più ottimistica che riesce a trasmettere: questo animale nasce nel fiume, vive nel mare e poi, controcorrente e superando gli ostacoli, riesce a ritornare esattamente nel suo luogo di origine. Nel lavoro di Luca questo elemento corrisponde a una ritrovata positività rispetto ai dubbi e alle incertezze del fallimento, in quanto come si può osservare il salmone “alla fine ci torna a casa”.»

Sandra Beccaro

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