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Jessica Calizzi

La psicologia (come materia di studio e di utilizzo) ha fornito un senso e un aiuto alla mia pratica artistica. Inseguo la ricerca del senso magico in ogni cosa del mondo. Utilizzo tecniche in cui riscontro un elemento magico e le piego alla mia intenzione di far emergere la magia, con lo scopo finale di renderla visibile a tutt*. Ciò convive con la mia volontà di svelare ciò che mi accade internamente, con la speranza che mostrarmi agli altri possa risultare terapeutico. Ma faccio arte anche solo per il gusto più infantile di inventare e creare significati.

Sabato 2 Dicembre 2023

Jessica Calizzi vive tra Milano e la provincia, la incontriamo un sabato pomeriggio nella casa di Milano che condivide con il compagno musicista. Ci racconta che la maggior parte dei materiali che utilizza e alcune delle sue opere più grandi, si trovano nella casa dei genitori nella periferia milanese; qui Jessica sperimenta con il cucito, la pittura e diverse tecniche di stampa fotografica. Nelle opere di Jessica si fondono le sue principali ricerche, ovvero l’arte e la psicologia. Dopo un diploma accademico in pittura, l’artista ci racconta di essersi iscritta alla facoltà di psicologia per approfondire i suoi interessi mantenendo, tra inevitabili alti e bassi, la sua attività artistica e creativa.

La fotografia ha un posto centrale nel lavoro, e nella vita, dell’artista, che predilige apparecchi fotografici analogici vintage che le permettono di sperimentare con i negativi e le diverse tecniche di stampa. Con la macchina fotografica Jessica cattura momenti sospesi in una pace precaria nei suoi luoghi del cuore, come Cirò Marina, Calabria, città d’origine della sua famiglia. Ci racconta la contraddizione di questi luoghi: oasi di pace, icone della “vita lenta” ma segnati dal capillare potere della Ndrangheta che terrorizza e mette in ginocchio chi abita queste terre. La pace di questi luoghi è quindi solo apparente, nasconde segreti e dolori di cittadini che ogni giorno lottano per la loro autodeterminazione e libertà. Le fotografie di Jessica sembrano raccontare tempi lontani sia per l’utilizzo di macchine fotografiche vintage, che per le tecniche di stampa che utilizza. Lavora principalmente con la cianotipia ma ci racconta che sta allestendo una camera oscura nella casa dei suoi genitori per poter sperimentare altre tecniche.

La cianotipia è la tecnica che ha utilizzato anche nel progetto dedicato al lutto; partendo da delle polaroid, scattate nei luoghi di un amore perduto, ha realizzato una serie di opere unendo le relative cianotipie a testi, video e ricami che l’hanno accompagnata nell’elaborazione del lutto per un amore finito. In questa produzione, come in altre dell’artista, si scorge sempre un velo di ironia, dichiarata e non, che si lega a rappresentazioni e temi profondi come l’elaborazione delle proprie emozioni. L’artista collabora con due band emergenti milanesi che rappresentano le ambivalenze della sua pratica artistica, da un lato la malinconia e l’introspezione delle musiche della band A Flower Tide e dall’altro l’ironia ed il sarcasmo dei Sova Sunset.

 

Marta Chinellato

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