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B. Filippo Chilelli

"Ispirato dal pensiero postumano, eco- e transfemminista di Donna Haraway, Rosi Braidotti e Anna Tsing, il lavoro si muove in una prospettiva simpoietica, plurale e orizzontale.

Fondendo elementi organici e materiali sintetici, come resina e metallo, le sculture acquisiscono una qualità postumana, in uno stato di ibridazione tra umano e non-umano, macchina e mondo naturale e animale .
Lo scenario è quello di universi abitati da creature nascenti.
Le opere si basano spesso su un senso simbolico della materia in relazione a un ambiente fisico e politico. Da organico a inorganico, da umano a insetto, da individuo a molteplice: la forma subisce una serie di trasformazioni mentre è alla ricerca della sua forma di definitiva quiete. Richiamando pratiche di convivenza, cura e immaginazione, risiedono in uno spazio liminale tra la vita e la morte.

Si delinea la genesi di alleanze inesplorate."

Sabato 13 Aprile 2024

«B. Filippo Chilelli ci accoglie nello studio Le Lichene, che condivide con altrə artistə. Si trova in Porta Romana a Milano, in un ampio seminterrato di un palazzo che è diventato, per lə artistə che lo vivono, uno spazio di condivisione e scambio, dove comprendere ed essere compresə. Il nome Le Lichene riprende infatti gli organismi naturali che si sviluppano in una simbiosi mutualistica. I legami multispecie e multiformi, la codipendenza orizzontale, la trasformazione dei corpi all’interno di un paesaggio comunitario, sono alcune delle principali tematiche approfondite nella ricerca dell’artistə che restituisce uno sguardo alieno-antropologico, spogliato di elementi culturali, di genere e sociali. Le sue opere sono agglomerati di corpi plurali, di elementi e informazioni che pulsano nel sottosuolo e si espandono nell’incontro e nella condivisione. La sua ricerca è legata a doppio filo alla sua personale esperienza di persona queer non binaria, che emerge con il richiamo alle piccole comunità politicizzate che si creano dal basso, in cui si è sempre sentitə accoltə, e gli studi del pensiero di neomaterialistə ed ecofemministə, che contribuiscono ad uno sguardo politico dell’arte e una visione immaginativa verso un futuro altro.

 

Durante lo Studio Visit ci troviamo a parlare di Milano, dei suoi limiti e delle sue risorse nascoste. L’artistə ci racconta della sua esperienza a Milano dove è arrivatə sei anni fa e dove ha visto crescere, evolvere e purtroppo anche concludere diverse esperienze di socialità attiva e partecipata di varie forme e strutture. Milano ha dato all’artistə, e a moltə di noi, l’impressionedi crescita, è una città accogliente e multiforme, ma anche violenta e intollerante, è possibilità ma anche privilegio. E’ stata proprio questa città a mostrare all’artista l’importanza dello stare assieme e dello scambio. Purtroppo spesso questo tipo di esperienze hanno vita difficile perchè si scontrano costantemente con una realtà in aperta lotta contro i corpi e i gruppi autodeterminati

 

Lo spazio è un elemento che ha plasmato la ricerca dell’artistə che è passatə dal dipingere nella sua stanza di 8 m2 a lavorare nell’ambiente ampio e industriale dell’ex spazio occupato di Macao. la scultura è diventata presto il mezzo per collocare il proprio immaginario in dialogo con lo spazio.  L’evoluzione della sua ricerca ha portato alla necessità di trovare uno spazio da dedicare al lavoro e il crescente legame con lə altrə artistə, l’ha portatə al suo attuale studio, Le Lichene, dove ha ritrovato la sacralità del momento di creazione. Il lavoro è passato dall’essere un qualcosa da rincorrere all’urgenza di un rapporto da curare, ascoltare e comprendere. Lo studio è vissuto anche nei momenti di non produzione, come luogo dove poter leggere, studiare, ritrovarsi. 

 

Nello spazio dell’artistə vi è una zona dedicata ai materiali, alle opere e al lavoro, mentre una parte è dedicata allo studio, allo scambio e al riposo. I due ambienti rispecchiano anche i differenti cicli di studio intervallati da cicli di produzione; le singole opere prendono parte a cicli di lavoro unici, come se vi fosse un archetipo materno che crea una sorellanza tra i singoli lavori. Il dialogo e la sorellanza tra le opere diventa fondamentale ed esplicito nel momento espositivo, quando il lavoro, presentandosi come mutevole e coesistente, si plasma sullo spazio modificandolo e creando un ambiente unico, vivo e pulsante.»  

 

Marta Chinellato

 

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